Il musical Ali d’Angelo approda a Gubbio
Approda a Gubbio “Ali d’Angelo”, il musical messo in scena in occasione del settimo centenario della morte del Beato Angelo da Casale, patrono della città di Gualdo Tadino.
L’opera pop è stata presentata per la prima volta il 15 Gennaio 2024 al teatro Don Bosco di Gualdo Tadino e ha avuto un successo di pubblico talmente vasto da rendere necessarie 13 repliche, con la partecipazione totale di oltre 3.000 spettatori.
Ora è il turno del teatro comunale “Luca Ronconi” di Gubbio ospitare l’evento, che a giudicare dal ritmo delle prevendite, si prevede tutto esaurito per l’unica data di Giovedì 9 Febbraio 2024 alle ore 21.30 per una replica voluta nella città dei Ceri dall’associazione Amici della Musica e del Teatro, in collaborazione con Fleheart e il Comitato Settimo Centenario Beato Angelo.
Per la regia di Andrea Fiorentini, Valentina Notari e Lorenzo Evangelisti, “Ali d’Angelo” ripercorre tutte le fasi della vita del Beato: il periodo da fanciullo nella piccola frazione di Casale, il momento drammatico della morte della madre, il pellegrinaggio verso San Giacomo di Compostela, la fase da eremita, il miracolo delle ciliegie (cerase) d’inverno e infine la sua morte, accompagnata da campane che suonano senza intervento di mano umana e dalla fioritura del biancospino, miracolosa in Gennaio e che si ripete ancora oggi.
I testi sono originali, di Andrea Fiorentini e Lorenzo Evangelisti, così come le musiche, composte con la collaborazione di Giampaolo Cavalieri e Lucia Mancini.
Nutrito il corpo di ballo coordinato da Lorena Cerreti. Le scenografie sono di Monica Cappelletti, luci e audio di Wall Service. L’ufficio stampa è gestito da Marco Gubbini.
Ali d’Angelo è una produzione Fleheart.
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La storia del Beato Angelo da Gualdo Tadino – Angelo nasce a Casale, una piccola frazione in mezzo alle campagne gualdesi. I genitori sono umili contadini. Rimane molto presto orfano di padre e la madre è costretta a lavorare molto per mandare avanti il piccolo nucleo familiare. Il giovane ragazzo, già di animo dolce e altruista, si preoccupa dei coetanei più poveri di lui per i quali rinuncia al suo pane per sfamarli.
Un racconto giunto fino a noi narra che un giorno, dopo un acceso diverbio con la madre, perché il ragazzo sottraeva il pane da casa per darlo ai poveri, Angelo la maledice ed esce di casa per andare a lavorare nei campi. Di ritorno, la sera, sente le campane della chiesa suonare a morto, corre in casa e trova la madre che giace morta sul letto.
L’episodio cambia la vita del giovane Angelo il quale, sopraffatto dal rimorso e sentendosi responsabile di ciò che era capitato alla madre, decide di partire come pellegrino verso Santiago di Compostela, in Spagna.
Di ritorno dal lungo viaggio decide di farsi monaco nella vicina Abbazia di San Benedetto a Gualdo Tadino, ma presto sentirà l’esigenza di vivere in stretto contatto con Dio ed ottiene il permesso di condurre una vita eremitica presso l’eremo di Capodacqua dove resterà fino alla morte.
Il 15 gennaio 1324, mentre le campane dell’abbazia di San Benedetto suonavano da sole, Angelo venne trovato morto. Si racconta che al passaggio della sua salma, lungo la strada che conduceva al convento di San Benedetto, le siepi di biancospino e i campi di lino fiorirono miracolosamente, così come avviene ancora oggi, dopo settecento anni, ogni 15 gennaio.
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