
Femminicidio di Eliza a Gualdo Tadino: l’ennesima tragedia che scuote la comunità
Femminicidio di Eliza – Il tragico femminicidio di Eliza, avvenuto il 4 gennaio 2025 a Gualdo Tadino, segna un nuovo, devastante capitolo di una violenza che sembra non conoscere fine. La vittima, uccisa dal marito Daniele, è l’ennesima donna a perdere la vita per mano di chi avrebbe dovuto amarla e proteggerla. Il suo omicidio, compiuto all’interno della propria casa, luogo simbolo di sicurezza e rifugio per milioni di donne, ha scosso profondamente la comunità locale e, più in generale, l’intera società. Non è solo una tragedia personale, ma un dramma collettivo che ci interroga sul senso di impotenza di fronte a un fenomeno che non accenna a fermarsi: la violenza di genere.
La notizia della morte di Eliza, un volto come tanti, ma anche unico nella sua drammaticità, ci costringe a confrontarci con la triste realtà di un ciclo di violenza che sembra eterno. Ogni giorno le donne subiscono soprusi e abusi da parte degli uomini con cui vivono. L’amore, la promessa di protezione, si trasforma troppo spesso in un incubo, e la violenza sfocia in omicidi. Questo non è solo un episodio isolato, ma un sintomo di una malattia sociale radicata che trova terreno fertile nell’ignoranza, nella discriminazione, nella cultura della sopraffazione.
Il caso di Eliza, che ha visto il suo assassino togliersi la vita dopo averle strappato la sua, non fa che rafforzare il senso di impotenza di fronte a un sistema che non riesce a proteggere chi è più vulnerabile. La domanda che ci poniamo, come associazione Liberamente Donna, è: era possibile evitare questa morte? La risposta non è semplice, ma l’obiettivo non deve essere il giudizio sterile, quanto la riflessione profonda su ciò che non funziona e su come agire concretamente per interrompere questo ciclo di violenza. Le vittime, spesso, non trovano la forza o le risorse per denunciare, per chiedere aiuto. La paura, la vergogna, la dipendenza affettiva ed economica le imprigionano in un silenzio che diventa complice.
Eliza, come molte altre donne, avrebbe dovuto poter contare su una rete di protezione solida ed efficiente, capace di rispondere tempestivamente ai segnali di pericolo. Ma la realtà è che spesso le istituzioni non riescono a garantire la sicurezza necessaria. La legislazione c’è, eppure non basta. Il nostro territorio non è sempre pronto ad affrontare questi casi con la dovuta efficacia. A questo si aggiunge la carenza di risorse, la difficoltà nell’accesso ai servizi, e una rete di supporto che, pur esistendo, risulta talvolta frammentata e faticosa da attivare.
Questa situazione solleva un altro interrogativo fondamentale: siamo davvero preparati a combattere la violenza maschile attraverso un’adeguata educazione alla parità di genere? È essenziale che la prevenzione non si limiti alla repressione dei reati, ma che diventi un impegno a lungo termine, che investa le nuove generazioni, educandole fin da bambine e bambini a un cambiamento culturale profondo. Lavorare sulla sensibilizzazione, sull’importanza del rispetto reciproco, sulla consapevolezza che ogni individuo ha il diritto di vivere una vita libera dalla paura, è il fondamento di ogni vera strategia di contrasto alla violenza.
Le domande sono tante, ma la risposta a tutte è una sola: l’impegno deve essere collettivo, e deve partire dalla base. Dalle scuole, dalle famiglie, dalla comunità. Nessuna donna dovrebbe sentirsi sola, soprattutto quando si trova intrappolata in una spirale di violenza che la porta a credere che non ci siano via di uscita. La solidarietà, la vicinanza, e l’impegno delle associazioni, degli esperti e delle istituzioni sono la chiave per spezzare il cerchio della sofferenza. Ogni donna ha il diritto di essere protetta, e ogni uomo ha la responsabilità di rispettare la sua dignità e i suoi diritti.
Oggi, mentre ci stringiamo nel dolore e nel lutto per la morte di Eliza, il nostro pensiero va alla sua famiglia, ai suoi amici, e a tutte le vittime di violenza che, come lei, sono rimaste senza voce. Ma oggi è anche il giorno in cui rinnoviamo il nostro impegno a difendere i diritti delle donne e a lottare contro la violenza di genere. Non possiamo permetterci di rimanere in silenzio. È il momento di agire, di fare sentire la nostra voce, di lavorare ogni giorno per costruire una società che davvero protegga e rispetti le donne. La lotta contro il femminicidio è una battaglia di giustizia, ma anche di cultura, di educazione, di cambiamento.
In questo momento di grande amarezza, non possiamo fare altro che ripetere che non vogliamo più assistere, impotenti, a tragedie come quella di Eliza. Siamo pronte a lottare, per lei e per tutte le donne che oggi vivono nel silenzio, nel terrore. L’impegno delle istituzioni, delle associazioni, della società civile è più che mai necessario. Solo unendo le forze, possiamo fermare questa strage silenziosa.
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