
Protesta per la devastazione del giardino storico di Gubbio
La distruzione del giardino storico ottocentesco di Piazza Quaranta Martiri a Gubbio ha scatenato un acceso dibattito. Paolo Berdini, de Il Barone Rampante, denuncia con forza la gestione del progetto avviato dalla precedente amministrazione guidata dall’ex sindaco Filippo Mario Stirati, accusata di aver imposto un intervento urbanistico ritenuto dannoso per il patrimonio storico della città.
Le critiche al progetto erano emerse già durante la fase iniziale, ma, secondo Berdini, l’amministrazione ha ignorato ogni tentativo di dialogo con l’opinione pubblica. L’intervento, giustificato con la necessità di ammodernare la piazza per attrarre turismo, ha portato alla rimozione di radici di alberi storici, alla posa di cordoli in corten e a un uso massiccio di cemento che ha snaturato l’estetica e la funzionalità del luogo.
Gli effetti sul patrimonio
Gli storici giardini, parte integrante dell’identità della città, sono stati profondamente alterati. L’area, amata dagli abitanti e caratterizzata da un design ottocentesco, è ora ridotta a cumuli di pietre e radici tagliate. La scelta di materiali moderni, come il corten, e l’aumento delle superfici cementificate sono state criticate non solo per l’impatto estetico ma anche per i problemi funzionali: le piogge di dicembre hanno causato l’allagamento del portico della Loggia dei Tiratoi, un effetto che Berdini definisce emblematico dell’insuccesso del progetto.
Un modello diffuso di intervento
Berdini sottolinea che quanto accaduto a Gubbio non è un caso isolato. In nome della “valorizzazione turistica”, molte città italiane stanno sacrificando la loro memoria storica e culturale per adeguarsi a modelli urbanistici discutibili. Il caso di Piazza San Giovanni a Roma, dove per il Giubileo sono state installate fontane moderne considerate fuori contesto, è solo un altro esempio di questa tendenza.
La questione identitaria
L’intervento su Piazza Quaranta Martiri, secondo Berdini, ignora un principio fondamentale: la relazione tra la popolazione e il suo territorio. Il giardino rappresentava un luogo di memoria e socialità per la comunità di Gubbio. La scelta di trasformarlo per attrarre un turismo già florido appare, agli occhi di molti, non solo inutile ma anche dannosa per l’identità urbana.
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